Il prosciutto e i romani
Continua il racconto che si intrufola nelle pieghe della storia del nostro caro Prosciutto di San Daniele. Nel primo episodio vi abbiamo preso per mano e portato in un tempo antichissimo, lontano poco meno di 3 mila anni da noi. Oggi, a piccoli passi, iniziamo ad avvicinarci al prosciutto per come lo conosciamo noi. Ma pare che anche i Romani ne sapessero qualcosa, e ne abbiamo ben due testimonianze. La prima è a Roma. Se avete mai fatto un giro nella Città Eterna vi sarà capitato di imbattervi in Via Panisperna. Dovete sapere che secondo l’antica denominazione latina, panis sta per pane, mentre perna (perna sicca) è letteralmente il prosciutto. Non bastasse, ne abbiamo traccia anche ad Aquileia, dove fu ritrovato un cippo funerario di un macellaio, con impressa l’effige della coscia, con il suo tipico zampino. Non mentivamo quindi, raccontandovi che la storia veniva da molto lontano.
Venezia, Aquileia: come tutto cambia
Al centro di tutto però, come sempre, c’è San Daniele. Ed è importante sottolineare che gran parte della fortuna di questa cittadina è data dall’essere stata per oltre sette secoli feudo patriarcale. Proprio su queste colline il Patriarca costruisce la sua residenza dedicata ai soggiorni estivi. E dà un impulso incredibile al commercio della zona, assegnando a San Daniele il privilegio di attivare un mercato, all’epoca lusso concesso a pochissimi centri. L’attestazione più antica di mercato franco risale al lontano 1063, poi confermata circa 160 anni dopo da Federico II. Che fosse strumento di baratto o sfarzoso dono, si attesta che la lavorazione ed il commercio del prosciutto viaggiassero speditamente. Nei Quaderni dei Giurati, una sorta di rendiconto delle attività della zona, gli amanuensi riportavano per filo e per segno le quantità commerciate. E non passava inosservato come numerosi prosciutti venissero inviati a Venezia, in cambio del protettorato. Abbiamo notizie di spedizioni anche verso Aquileia, per la solita captatio benevolentiae.
San Daniele si apre all’Europa
Insomma, è tutto un florilegio di spedizioni di queste cosce. Che da cibo inizialmente per poveri e nomadi, diviene pian piano raffinata prelibatezza che intesse il suo sapore con interessi politici, economici, religiosi. La vicinanza a Venezia, cioè ad uno dei centri dell’Europa dell’epoca, è uno dei fattori predominanti che garantirono al Prosciutto di San Daniele non solo lunga vita, ma un incredibile successo nel mondo allora conosciuto. Come vedremo, nei secoli successivi, il bacino si allargherà ulteriormente. Il Medioevo del nostro caro Prosciutto di San Daniele così buio non fu.
26 febbraio 2020